11 gennaio 1947, scissione di Palazzo Barberini

Durante I giorni del XXV Congresso del Psi, svoltosi a Roma fra il 9 e il 13 gennaio 1947, due correnti molto diverse del partito, Iniziativa socialista (corrente libertaria-trotzkista che aveva disertato il congresso ed era animata principalmente dai giovani romani che erano in maggioranza nella Federazione giovanile del partito) e Critica sociale (corrente dei riformisti a cui appartenevano anche esponenti storici del riformismo come Saragat, Treves, Modigliani, D’Aragona e Mondolfo), lasciarono il partito e si riunirono a Palazzo Barberini, dove costituirono il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI). Entrambe infatti erano contrarie all’intensificare le relazioni con il PCI di Togliatti e le loro posizioni erano diventate inconciliabili con quelle della maggioranza “fusionista” del Psi.
Al nuovo partito aderiscono 52 parlamentari su 115, molti giovani di Iniziativa Socialista ma solo un quinto degli iscritti al Psi, lasciando il neonato PSLI senza una base solida.
Sui giornali:
Alla vigilia del congresso, il 9 gennaio, “La Nuova Stampa” scriveva “Drammatica vigilia. La costituzione di un nuovo partito già decisa dalle frazioni antinenniane – Fallito tentativo di pacificazione dell’on. Pertini –
Le ultime ore porteranno qualche sorpresa?”
Sempre “La Stampa” del 12 gennaio scriveva: “Il nuovo partito socialista nato tra canti e applausi” e nel testo dell’articolo in prima della questione del nome: poco prima dell’intervento di Saragat infatti il presidente del congresso, Olindo Vernocchi, ha annunciato che il partito sarebbe tornato alla vecchia denominazione di PSI, abbandonando la formula scelta nel 1945 di Partito socialista italiano di unità proletaria. Gli scissionisti guidati da Saragat infatti erano intenzionati a riprendere la sigla PSI.
Dal testo dell’articolo: “Il nome portato via. […] Una estrema riserva esiste ancora sino a domattina, quando cioè ne verrà annunciata pubblicamente l’esistenza per bocca dell’on. Saragat; ma è riserva di poco conto. Il Partito è, esiste; ma gli hanno tolto il nome, carico di anni e di gloria, che i suoi genitori volevano
dargli. Ed è stato il primo dei colpi di scena di questa giornata, così emozionante per tutti I socialisti Italiani.
Il fatto è avvenuto stamattina nell’aula del congresso numero uno all’Università. Si era da poco iniziata la discussione, quando è entrato Saragat. Era il segno sicuro di quanto fino ad ora si sperava di scongiurare. Il leader dei secessionisti era lì per confermare dinanzi al congress ole accuse contro la Direzione del Partito.
La rottura appariva certa. Allora, prima di chiamare Saragat alla tribuna, Olindo Vernocchi – come presidente del congresso – ha detto poche parole alla platea: poichè una parte di compagni si estranea da questa assemblea, il Partito ritorna sulla decisione del 1945, quando venne deciso di aggiungere alla sigla PSI la indicazione “di unità proletaria” alla quale si rinuncia. “Ci chiameremo – ha detto Vernocchi – col nome glorioso di Partito socialsita italiano”.

Lorenzo Bracciali IIICE