XX anniversario della morte di Giovanni Leone

9 novembre 2001, muore Giovanni Leone
Nato a Napoli il 3 novembre 1908, conseguì la laurea in giurisprudenza a soli ventuno anni e iniziò l’attività
di avvocato nello studio di Enrico De Nicola. Sotto il regime fascista divenne uno degli avvocati più affermati
del Foro napoletano e nel 1936 vinse il concorso da professore ordinario che lo portò a insegnare in
numerose università.
Durante la guerra divenne magistrato del Tribunale militare e dopo la liberazione di Napoli entrò nella
Democrazia cristiana, della quale divenne segretario cittadino nel 1945.
Una volta eletto all’Assemblea Costituente nel 1946, venne chiamato nella Commissione dei
settantacinque, che aveva il ruolo di redigere il testo costituzionale.
Nel 1948 fu eletto alla Camera dei Deputati, della quale divenne vicepresidente nel 1950 e presidente dal
1955 fino al 1963.
Durante la crisi che seguì alle elezioni del 1963 fu chiamato a presiedere un governo che lui stesso definirà “con un compito determinato nel contenuto e, quindi, nel tempo” (Resoconto stenografico della seduta del 1° luglio 1963, p. 143). Il suo primo governo si dimetterà alla fine dello stesso anno, quando si costituirà il primo governo del cosiddetto “centrosinistra organico”, cioè con i socialisti all’interno dell’esecutivo,
guidato da Aldo Moro.
Nel 1967 fu nominato da Saragat Senatore a vita e l’anno dopo fu ancora chiamato a presiedere un nuovo governo di transizione che, come l’altro, divenne nel linguaggio giornalistico un “governo balneare”.
Dopo essere già stato proposto come candidato nel 1962 e nel 1964, il 24 dicembre 1971 venne eletto Presidente della Repubblica al ventitreesimo scrutinio, dopo aver mancato per un voto la maggioranza nella votazione precedente.
Gli eventi più significativi della sua presidenza, caratterizzata da uno stile sobrio, furono: la crisi energetica del 1973, il referendum sul divorzio del maggio 1974, l’allargamento della maggioranza al PCI nel 1976 e il sequestro Moro.
La figura di Leone non fu estranea a critiche e ombre: venne accusato nello scandalo Lockheed (legato a tangenti su forniture di aerei all’Aeronautica Militare da parte della azienda Lockheed) ma ne fu dichiarato estraneo e si scatenò contro di lui una feroce campagna stampa guidata dal settimanale L’Espresso e dai radicali.
La sera del 15 giugno 1978 annunciò in tv le sue dimissioni dalla Presidenza della Repubblica con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato.
Dopo la fine del suo periodo al Quirinale, gli stessi promotori della campagna diffamatoria riconobbero l’infondatezza delle accuse rivolte a Giovanni Leone e la sua famiglia. In occasione del suo novantesimo compleanno i radicali Marco Pannella ed Emma Bonino si scusarono, sia privatamente che pubblicamente, con l’ex-presidente per gli attacchi che aveva ricevuto.
Morì il 9 novembre 2001 vicino a Roma.
Il Corriere della Sera del 27 dicembre 1971 titola così sulla sua elezione: “Leone: un presidente fuori dalla mischia”.
Filippo Ceccarelli, su La Stampa del 10 novembre 2001, lo descriverà come “un presidente capro espiatorio”.

Lorenzo Bracciali 3CE