24 febbraio 1990, Muore Sandro Pertini

Nato in provincia di Savona nel 1896, abbandonò gli studi nel 1914 per poi essere chiamato al fronte nel 1915. Una volta terminata la guerra, nella quale si distinse per una serie di azioni in prima linea, proseguì gli studi: ottenne il diploma di maturità classica da privatista nel 1919 e successivamente si laureò in giurisprudenza a Modena e in scienze sociali a Firenze. Un momento di svolta nella sua vita politica fu
l’iscrizione al Partito Socialista Unitario nel giugno 1924, in seguito all’assassinio di Matteotti. Entrò nel mirino degli squadristi fascisti, che nel 1926 lo aggredirono, lo costrinsero a lasciare la Liguria e a rifugiarsi a Milano. Lì incontrò numerose difficoltà: senza lavoro e privo dei mezzi per sopravvivere, anche la famiglia,
per le sue convinzioni politiche, gli aveva voltato le spalle e l’unico contatto che rimaneva era uno scambio di lettere con la sorella.
Nei primi di dicembre del 1926 venne condannato a cinque anni di confino ma il 12 dicembre riuscì ad attraversare il confine a bordo di un motoscafo con l’anziano leader socialista Filippo Turati ed arrivare in Corsica, in una fuga organizzata con i fratelli Rosselli, Ferruccio Parri e Riccardo Bauer.
Durante l’esilio condusse una vita molto modesta, svolgendo diversi lavori ma continuando la sua attività antifascista.
Tornato in Italia sotto il falso nome di Luigi Roncaglia, venne riconosciuto e fatto arrestare dalle autorità fasciste il 14 aprile 1929. In alcune sue interviste ha raccontato di aver confessato la sua vera identità alla polizia solo dopo che gli era stato annunciato un confronto con la madre. “E il pensiero di trovarmi di fronte
a mia madre, a questa vecchia, che pur non condividendo le mie idee, era orgogliosa di me… Evidentemente mia madre le avrebbe subito uno shock e non avrebbe potuto dire ‘No, questo non è mio figlio’ e allora per risparmiare questo a mia madre ho detto […] ‘sono Sandro Pertini’”.
Durante il periodo di reclusione, incontrò nel carcere di Turi Antonio Gramsci.
Il 23 febbraio 1933 la madre inviò una domanda di grazia per il figlio, che però le scrisse in risposta:
“Mamma, con quale animo hai potuto fare questo? […] Se tu potessi immaginare tutto il male che mi hai fatto, ti pentiresti amaramente di aver scritto una simile domanda […]. Dimmi, mamma, perché hai voluto offendere la mia fede? Lo sai bene che è tutto per me, questa fede, che ho sempre amato tanto”.
Dopo il carcere, dal quale uscirà nel 1935, dovette scontare altri anni di confino, che scontò prima a Ponza, poi a Ventotene.
Tornò libero nel luglio 1943 con la caduta del fascismo.
Tornato a Roma, si impegnò nella lotta partigiana. Nel gennaio 1944 venne arrestato con Giuseppe Saragat (Nenni si salvò dalla cattura) e condannato a morte. I due futuri Presidenti della Repubblica riuscirono ad evadere da Regina Coeli grazie a un’operazione organizzata dallo stesso Nenni, da Giuliano Vassalli (illustre
giurista, futuro Ministro della Giustizia e Presidente della Consulta), Giuseppe Gracceva e Alfredo Monaco.
Una volta libero, scappò a Milano, dove organizzò le operazioni della Resistenza socialista. Il carattere di Pertini però si prestava poco al difficile compito di equilibrismo che questo ruolo richiede: la Resistenza infatti, come scrive Simona Colarizi nel suo contributo all’opera sui presidenti della repubblica curata da
Cassese, Galasso e Melloni per il Mulino, “non richiede solo coraggio fisico e forza ideale: è un terreno politico minato su cui ci si deve muovere con estrema cautela e diplomazia per non stracciare la delicata tela dell’unità tra i partiti del Comitato di liberazione nazionale”. Questa sua poca disponibilità ai compromessi si vedrà poi con la Svolta di Salerno di Togliatti e il governo Badoglio che viene malvista, non
solo da Pertini ma anche da altri esponenti partigiani del nord.
Dopo una lunga carriera politica, che lo porterà a ricoprire incarichi importanti nel Partito Socialista e nelle istituzioni (Costituente, Senatore, Deputato, Presidente della Camera dal 1968 al 1976 e infine Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985) si spense a Roma il 24 febbraio 1990.
Alcuni titoli di giornale in occasione della sua morte:
Avanti (quotidiano del suo partito, il PSI): “Ciao, Sandro”
Il Popolo: “Sandro Pertini, un protagonista”
Il Messaggero: “L’Italia piange il suo Sandro”
L’Unità: “Presidente, non ti dimentichiamo”

Lorenzo Bracciali