Il 18 aprile 1948, prime elezioni dell’Italia repubblicana

Dopo il biennio della Costituente (1946-1947) e la fine dei governi di unità nazionale composti dai partiti del CNL, il voto del 1948 fu la prima elezione in cui si contrapposero i due blocchi della Guerra Fredda, che stava iniziando a delinearsi in quei mesi.
Le sinistre, comprendenti il Partito Comunista di Togliatti e i socialisti di Nenni, erano uscite dal governo nel maggio del 1947 e si presentarono alle urne con il nome di Fronte Democratico Popolare.
La principale forza che si contrapponeva al Fronte, era la Democrazia Cristiana, guidata dall’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Questa era nata dopo la guerra dalle ceneri del dissolto Partito Popolare di Don Luigi Sturzo e dal dicembre 1945 aveva il suo leader alla guida del governo.
Alle due maggiori forze si aggiungevano numerosi partiti minori: Unità Socialista (unione del PSLI di Saragat,
che si era scisso dal PSI nenniano nel 1947, e dell’USI di Lombardo), il Blocco Nazionale (formazione di destra che riuniva fra gli altri i liberali del PLI e l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini), i monarchici, i repubblicani e il Movimento Sociale Italiano.
Dopo la fine della collaborazione fra le forze antifasciste a livello governativo, il governo era retto da una coalizione denominata “centrista” e composta da Democrazia Cristiana, socialdemocratici, repubblicani e liberali che aveva collocato l’Italia nello schieramento occidentale.
La posta in gioco delle elezioni non era solo decidere a chi spettasse la maggioranza alla Camera o al Senato, ma si trattava di confermare o meno la scelta altantica.
La campagna elettorale fu molto accesa, caratterizzata da una radicale contrapposizione ideologica fra la propaganda frontista, che aveva messo nel suo simbolo Giuseppe Garibaldi, e quella delle forze centriste, che puntavano su una comunicazione estremamente emotiva sulla paura dell’avvento del comunismo. È
noto lo slogan dello scrittore Giovannino Guareschi: “nel segreto dell’urna, Dio ti vede, Stalin no!”. Nella partita entrò in gioco anche il Vaticano di Pio XII, che promosse la creazione dei Comitati Civici di Gedda, che aiutarono nella mobilitazione delle masse cattoliche a livello locale.
Per la Camera, su 29 milioni di aventi diritto, votarono in 26.855.741; per il Senato 23.842.919 su 25.874.809: circa il 92% del totale.
Le urne consegnarono alla Democrazia Cristiana una vittoria schiacciante: ottenne la maggioranza relativa dei voti con il 48,5% e quella assoluta alla Camera. Il Fronte Democratico non superò il 31%, mentre i socialdemocratici di Saragat raggiunsero il 7%.
Con le elezioni del 1948 si aprì definitivamente la pagina del centrismo, che governerà, con diverse sfumature, l’Italia fino all’avvento del centrosinistra negli anni sessanta, dopo un percorso iniziato già nel decennio precedente.

Lorenzo Bracciali IIICE


Per approfondire:

  • “De Gasperi”, P. Craveri, Il Mulino, 2015
  • “Storia essenziale dell’Italia repubblicana”, G. Formigoni, Il Mulino, 2021
  • “La repubblica dei partiti”, P. Scoppola, Il Mulino, 2021