El cao de l’ano!

Marzo è arrivato, e allora…buon anno!

Nei territori Veneziani infatti, ai tempi della Serenissima, il capodanno si festeggiava il 25 marzo, giorno della fondazione della Repubblica Serenissima nel 421 (in seguito spostato all’1 marzo per comodità di calcolo).

In molti calendari infatti, era diffusa l’usanza arcaica di far coincidere l’incipit del nuovo anno con l’inizio della stagione primaverile, quando la fauna esce dal letargo e la flora rifiorisce. Questa usanza, introdotta durante l’impero Romano, spiegherebbe i nomi di alcuni mesi (ottobre, novembre, dicembre. Rispettivamente ottavo, nono e decimo mese dell’anno). Il calendario gregoriano arrivò in Veneto solo dopo la conquista napoleonica nel 1797.

Prima di ciò, per essere comprese, le date, nei documenti veneziani, erano seguite dalla dicitura “more veneto” (“febbraio 1590” per il calendario gregoriano, “febbraio 1589 more veneto” per il calendario veneziano). Ma cosa si faceva durante questa ricorrenza? I festeggiamenti per il “cao de l’ano” (primo dell’anno) consistevano nel cosiddetto “Bati Marso”: Durante i giorni che precedevano e seguivano il primo marzo, i veneziani scendevano nelle fondamente e nei campi con pentole, coperchi e mestoli sbattendo tra di loro queste “percussioni”. Questa tradizione avrebbe simboleggiato la cacciata dell’inverno e la venuta delle stagioni della rinascita, ed era accompagnata dalla seguente filastrocca: Vegnì fora zente, vegnì vegnì in strada a far casoto, a bàtare Marso co coerci, tece e pignate! A la Natura dovemo farghe corajo, sigando e cantando, par svejar fora i spiriti de la tera! Vegnì fora tuti bei e bruti. Bati, bati Marso che ‘l mato va descalso, femo casoto fin che riva sera e ciamemo co forsa ea Primavera! Vegnì fora zente, vegnì fora!!!

Girardi Giovanni 2BO